LA DISTANZA E' SEMPRE LA STESSA di Ninnj Di Stefano Busà
a cura di Salvatore Veltre
Il critico deve leggere e dimostrare i contenuti e la forma per tessere la tela esegetica, leggervi tra le righe, scomporre e ricomporre la scrittura, per essere di aiuto alla stessa, soprattutto in poesia, dirà il prefatore Nazario Pardini. E allora entriamo nel linguaggio, nella semantica della scrittrice Ninnj Di Stefano Busà di Milano, analizziamo questa raccolta con la dovuta attenzione: se vogliamo estrapolare un giudizio critico che abbia le fondamenta essenziali del suo modello letterario. Perché di modello si tratta, con una simbologia e un lirismo assolutamente individuale. E si potrebbe finire così il commento, se non si scomponessero in quest'autrice i vari elementi archittettonici, fonici, i pensieri, le frasi, le parole, perfino i sintagmi. Ella sembra affermare che qualunque cosa accadrà, la distanza è sempre la stessa, perché siamo mortali, ed è la nostra finitudine che ci condanna ad una esistenza fuggevole e precaria: " favonio di un'estate che non vuol morire a cui il fiore o la libellula sbarrano la strada. Tu vita, effondi il tuo richiamo, vesti l'éclaire et la durèe dell'anima mortale". Un grido di speranza di vita e di morte! Dunque. Ma procediamo con ordine per ben delineare il pensiero , l'amore, l'avventura, di questa artista eccezionale e <divina> non ci meravigli di definirla così, perché difficilmente in questo periodo storico si hanno altri esempi così eclatanti, condivisibili. Il suo lirismo si è andato mano a mano esteso, ha raggiunto livelli alti, per i quali è necessario una indagine esegetica ampia. Ritornare alle cose passate per riviverle, ma anche per ricordare il senso vacuo e apparente dei nostri desideri, dei sogni e delle speranze. Mi piace ricordare questi versi che danno l'idea del nostro nulla e dell'umana parvenza: "Questa sera è vanità. Dalla ferita del tempo si sgrana filigrana, suo malgrado, si leva sensuale un altro affanno, tra arpe di pensiero e siccità." Siamo ormai abituati a questo continuo allontanarsi e allontanarci, tra oscuri e impenetrabili misteri della vita e dell'universo. Nulla più ci stupisce di questo linguaggio, di questo pensiero filosofico irto di spine e di rospi. Eppure, restiamo ancora abbacinati da questo suo linguismo maturo e sofferto che ci destabilizza e ci allieta, in un'alternanza che sa di eternità, d'infinito, di voli ad alta quota. Credo non vi sia bisogno di aggiungere altro. Donna e artista autorevole che sfora ogni versante letterario nel campo nazionale e ormai anche internazionale, A mio giudizio lascerà sicure e feconde tracce della sua storia artistica e filosofica nel nostro Paese. Un lustro per la cultura e la critica di domani che, volente o nolente, ne dovrà prendere atto, per le sue doti raffinate e universali, eterno emblema di un talento che ristà nel nostro vivere e morire: "Fummo lesti ad attraversare tutto il fiume, fermarci alla riva, solo un po', come angeli migrare in cieli estremi." (Salvatore Veltre)
Dalla raccolta poetica: La distanza è sempre la stessa. Ed. Ursini, vincitrice del 1°premio, Città di Catanzaro, 2013
a cura di Salvatore Veltre
Il critico deve leggere e dimostrare i contenuti e la forma per tessere la tela esegetica, leggervi tra le righe, scomporre e ricomporre la scrittura, per essere di aiuto alla stessa, soprattutto in poesia, dirà il prefatore Nazario Pardini. E allora entriamo nel linguaggio, nella semantica della scrittrice Ninnj Di Stefano Busà di Milano, analizziamo questa raccolta con la dovuta attenzione: se vogliamo estrapolare un giudizio critico che abbia le fondamenta essenziali del suo modello letterario. Perché di modello si tratta, con una simbologia e un lirismo assolutamente individuale. E si potrebbe finire così il commento, se non si scomponessero in quest'autrice i vari elementi archittettonici, fonici, i pensieri, le frasi, le parole, perfino i sintagmi. Ella sembra affermare che qualunque cosa accadrà, la distanza è sempre la stessa, perché siamo mortali, ed è la nostra finitudine che ci condanna ad una esistenza fuggevole e precaria: " favonio di un'estate che non vuol morire a cui il fiore o la libellula sbarrano la strada. Tu vita, effondi il tuo richiamo, vesti l'éclaire et la durèe dell'anima mortale". Un grido di speranza di vita e di morte! Dunque. Ma procediamo con ordine per ben delineare il pensiero , l'amore, l'avventura, di questa artista eccezionale e <divina> non ci meravigli di definirla così, perché difficilmente in questo periodo storico si hanno altri esempi così eclatanti, condivisibili. Il suo lirismo si è andato mano a mano esteso, ha raggiunto livelli alti, per i quali è necessario una indagine esegetica ampia. Ritornare alle cose passate per riviverle, ma anche per ricordare il senso vacuo e apparente dei nostri desideri, dei sogni e delle speranze. Mi piace ricordare questi versi che danno l'idea del nostro nulla e dell'umana parvenza: "Questa sera è vanità. Dalla ferita del tempo si sgrana filigrana, suo malgrado, si leva sensuale un altro affanno, tra arpe di pensiero e siccità." Siamo ormai abituati a questo continuo allontanarsi e allontanarci, tra oscuri e impenetrabili misteri della vita e dell'universo. Nulla più ci stupisce di questo linguaggio, di questo pensiero filosofico irto di spine e di rospi. Eppure, restiamo ancora abbacinati da questo suo linguismo maturo e sofferto che ci destabilizza e ci allieta, in un'alternanza che sa di eternità, d'infinito, di voli ad alta quota. Credo non vi sia bisogno di aggiungere altro. Donna e artista autorevole che sfora ogni versante letterario nel campo nazionale e ormai anche internazionale, A mio giudizio lascerà sicure e feconde tracce della sua storia artistica e filosofica nel nostro Paese. Un lustro per la cultura e la critica di domani che, volente o nolente, ne dovrà prendere atto, per le sue doti raffinate e universali, eterno emblema di un talento che ristà nel nostro vivere e morire: "Fummo lesti ad attraversare tutto il fiume, fermarci alla riva, solo un po', come angeli migrare in cieli estremi." (Salvatore Veltre)
Dalla raccolta poetica: La distanza è sempre la stessa. Ed. Ursini, vincitrice del 1°premio, Città di Catanzaro, 2013