Carmen Moscariello e la Sua Sorgente di Fuoco-Giordano Bruno attraverso la lente della modernità
di Ninnj Di Stefano Busà
Un’opera intensa e attuale, che merita attenzione e riflessione, perché nella sua modernità tematica e di principi, sa portare alla luce una sua intensa e corporea linea d’intenti, una similitudine coi tempi andati che resta pietra miliare, tra la corruzione e il malcostume rivisti alla luce dei giorni nostri. Opera ponderata e sofferta, eternata e consumata nel nome del protagonista Giordano Bruno, che morì sul rogo in quanto paladino e audace estensore di un pensiero ontologico/morale dell’umanità. Ed è esattamente l’intento forte e pedagogico nella visione del mondo che l’autrice rivisita, attraverso un percorso spirituale di coscienza sociale del bene. Ed è, credo, quello che propone con sagacia e intuito l’intenzionale finalità del libro; è proprio questo “non superamento” anzi incremento esponenziale di corruttele e disordini morali che sono sotto gli occhi di tutti, a vanificare lo sforzo dell’allora probo e credente frate che, per questo suo scopo, sfidò la morte e fu arso tra le fiamme.
Non uccidete Caino, torna allora di grande attualità, fa emergere tematiche mai superate dalla luce della ragione: homo homini lupus è ancora l’efferato messaggio che l’individuo porta avanti nel suo itinerante progetto terreno, incurante del cielo, ignaro che quella pantomima di esaltazioni, di inganni, di tradimenti, di contraddizioni, di brutture, un giorno sarà cancellata da un’Ombra che tutto appiattisce - la morte- col suo patrimonio di nichilismo materiale, sarà la spugna per cancellare ogni maleficio, ogni tempesta generazionale se...come afferma il Vangelo gli ultimi saranno i primi.
Vi sono generi di condotta umana che non sono redimibili: l’umanità ne tramanda il duro contraccolpo, la sua maligna e offensiva messa in opera, da parte di un vile e residuale malvagio destino. L’individuo è messo sotto scacco da una riprovevole condotta immorale, da un depauperamento dei valori intrinseci dell’uomo a sfavore di forze probe e oneste. Lo sforzo è stato sempre quello di modificare l’assetto di un comportamento eterodosso che si arroga diritti di ogni genere, imponendo all’intelligenza una sorta di lacerazione, una condizione di disagio e di divisione sociale, umana e culturale di indicibile lordura e compromissione.
Attraverso i secoli, l’uomo non soltanto non è riuscito a sottrarsi alla morsa del male, ma si può dire che lo abbia esaltato attraverso comportamenti e assalti continui alla decenza, al buon senso e alla moderazione, arroccandosi ad una compromissione inesauribile di atteggiamenti nefasti, in una libertà che è licenziosità, atta a procedere per stratificazioni, attraverso un massacrante logoramento delle qualità interiori. Carmen Moscariello ne riassume i fili di un groviglio inesausto, si addentra nei labirinti di un assetto umano meschino e snaturato da ogni pietà cristiana, ne esamina la coscienza con una sorta di specula introspettiva che induce il lettore alla riflessione e al rimedio. Un profilo esistenziale delirante, di cui affatto andare fieri, si è sempre instaurato tra l’uomo e il suo prossimo, tra l’uomo e lo Stato, tra l’individuo e la sua etica.
Ma l’uomo tornerà polvere, si spegnerà come un lumicino nel buio, così è stato da sempre e così continuerà ad essere: un nulla che gira attorno al suo vortice, senza rendersi conto della forza d’urto che produce.
Saranno le azioni, i comportamenti, le rinascite del cuore ad essere ricordati dai posteri e da chi ci ha amati.
di Ninnj Di Stefano Busà
Un’opera intensa e attuale, che merita attenzione e riflessione, perché nella sua modernità tematica e di principi, sa portare alla luce una sua intensa e corporea linea d’intenti, una similitudine coi tempi andati che resta pietra miliare, tra la corruzione e il malcostume rivisti alla luce dei giorni nostri. Opera ponderata e sofferta, eternata e consumata nel nome del protagonista Giordano Bruno, che morì sul rogo in quanto paladino e audace estensore di un pensiero ontologico/morale dell’umanità. Ed è esattamente l’intento forte e pedagogico nella visione del mondo che l’autrice rivisita, attraverso un percorso spirituale di coscienza sociale del bene. Ed è, credo, quello che propone con sagacia e intuito l’intenzionale finalità del libro; è proprio questo “non superamento” anzi incremento esponenziale di corruttele e disordini morali che sono sotto gli occhi di tutti, a vanificare lo sforzo dell’allora probo e credente frate che, per questo suo scopo, sfidò la morte e fu arso tra le fiamme.
Non uccidete Caino, torna allora di grande attualità, fa emergere tematiche mai superate dalla luce della ragione: homo homini lupus è ancora l’efferato messaggio che l’individuo porta avanti nel suo itinerante progetto terreno, incurante del cielo, ignaro che quella pantomima di esaltazioni, di inganni, di tradimenti, di contraddizioni, di brutture, un giorno sarà cancellata da un’Ombra che tutto appiattisce - la morte- col suo patrimonio di nichilismo materiale, sarà la spugna per cancellare ogni maleficio, ogni tempesta generazionale se...come afferma il Vangelo gli ultimi saranno i primi.
Vi sono generi di condotta umana che non sono redimibili: l’umanità ne tramanda il duro contraccolpo, la sua maligna e offensiva messa in opera, da parte di un vile e residuale malvagio destino. L’individuo è messo sotto scacco da una riprovevole condotta immorale, da un depauperamento dei valori intrinseci dell’uomo a sfavore di forze probe e oneste. Lo sforzo è stato sempre quello di modificare l’assetto di un comportamento eterodosso che si arroga diritti di ogni genere, imponendo all’intelligenza una sorta di lacerazione, una condizione di disagio e di divisione sociale, umana e culturale di indicibile lordura e compromissione.
Attraverso i secoli, l’uomo non soltanto non è riuscito a sottrarsi alla morsa del male, ma si può dire che lo abbia esaltato attraverso comportamenti e assalti continui alla decenza, al buon senso e alla moderazione, arroccandosi ad una compromissione inesauribile di atteggiamenti nefasti, in una libertà che è licenziosità, atta a procedere per stratificazioni, attraverso un massacrante logoramento delle qualità interiori. Carmen Moscariello ne riassume i fili di un groviglio inesausto, si addentra nei labirinti di un assetto umano meschino e snaturato da ogni pietà cristiana, ne esamina la coscienza con una sorta di specula introspettiva che induce il lettore alla riflessione e al rimedio. Un profilo esistenziale delirante, di cui affatto andare fieri, si è sempre instaurato tra l’uomo e il suo prossimo, tra l’uomo e lo Stato, tra l’individuo e la sua etica.
Ma l’uomo tornerà polvere, si spegnerà come un lumicino nel buio, così è stato da sempre e così continuerà ad essere: un nulla che gira attorno al suo vortice, senza rendersi conto della forza d’urto che produce.
Saranno le azioni, i comportamenti, le rinascite del cuore ad essere ricordati dai posteri e da chi ci ha amati.