Rainer M Rilke
di Ninnj Di Stefano Busà
(Praga 1875- Muzot, Svizzera, 1926). Venne presto indirizzato dal padre alla carriera militare, al tempo molto apprezzata dalla tradizione familiare.
Ma intemperante alla disciplina delle armi, abbandonava a 16 anni la carriera intrapresa e si trasferiva prima a Praga, poi a Berlino.
Eseguì studi molto irregolari, poiché la sua vocazione era sempre al di là dei canonici studi accademici o non. Fu nell’indole un artista, molto attratto dalle profonde stratificazioni che fanno degli “artisti” i veri interpreti di una perfezione di Bellezzache rasenta l’infinito. Rilke ebbe come prima vocazione esistenziale, il desiderio di viaggiare, di conoscere nuovi orizzonti, vivere esperienze più intense, toccare dal vivo altre realtà, altre culture...poiché la sua vera natura non era votata alle armi, ma al senso dell’arte che era quello per il quale si sentiva attratto da una profonda e ineludibile vena interiore.
La sua sensibilità artistica lo portò a frequentare e a consolidare varie esperienze e amicizie. Si legò con un rapporto affettivo intenso a L. Andreas-Salome, molto più anziana di lui, in un sodalizio artistico e sentimentale che lo portò sempre più a sviluppare le sue doti intellettuali e artistiche in giro per il mondo.
La Toscana, più tardi, fu il suo deterrente migliore, allacciando amicizie e legami importanti. Ma poi anche la Russia fu deterrente per le sue incursioni artistico-letterarie delle cui esperienze fu molto attratto. Frequentò con entusiasmo il mondo dei suoi narratori, soprattutto di Tolstoj, del quale fu ospite con frequentazioni assidue. Si rivelò molto disponibile alle arti figurative, frequentò per due anni il villaggio artistico di Brema, sposando la scultrice Clara Westhoff. Dopo il matrimonio tentò di rientrare nei ranghi, fissando la sua residenza a Parigi e sospendendo per qualche tempo la sua vita randagia e disordinata, senza fissa dimora.
Purtroppo, sebbene avesse eletto Parigi come sua patria adottiva, non riuscì mai a frenare i suoi impulsi girovaghi di viaggiatore solitario.
Riprese le sue peregrinazioni in Europa, in Africa. Si fermò per qualche tempo a Roma, a Trieste, soggiornò per qualche tempo a Duino.
Successivamente richiamato in servizio dalla guerra, vi prestò servizio in una postazione di retrovia. Finito il conflitto si stabilì a Muzot nel Vallese.
Qui, vinto e sfinito dalla malattia che lo aveva colpito da tempo, passò i suoi anni più penosi inseguendo fantasmi, in uno stato di prostrazione fisica. Minato da leucemia, morì a soli 51 anni.
Durante i suoi numerosi soggiorni e i suoi viaggi aveva ampiamente mostrato di gradire le suggestive e significative vocazioni poetiche, l’attrazione per l’arte più in generale gli derivò più tardi. S’interessò di teatro e fu anche un narratore eccellente.
Molto apprezzato con opere come Am leben hin 1898; Die Letzite, 1902.
Le sue esperienze in teatro portarono come titoli: Ohne Gegenwart (1898)
La sua vita fu attratta dalla poesia che caratterizzò la sua musicalità e sensibilità in una tendenza romantica e malinconica. Le sue tematiche e i tratti peculiari del suo lirismo risentono del languore nostalgico di un neoromanticismo votato ad una struggente tonalità verso la vita che si dissolve, verso tutto ciò che passa e sfiorisce, s’immalinconisce e muore. Forse precursore inconsapevole della sua fine ebbe chiara la visione del suo addio terreno: da qui le note che lo vedono aedo della sua infausta trance de vie, avvenuta in età ancora giovanile, nella quale avrebbe voluto o potuto dare molto alla cultura del suo tempo.
di Ninnj Di Stefano Busà
(Praga 1875- Muzot, Svizzera, 1926). Venne presto indirizzato dal padre alla carriera militare, al tempo molto apprezzata dalla tradizione familiare.
Ma intemperante alla disciplina delle armi, abbandonava a 16 anni la carriera intrapresa e si trasferiva prima a Praga, poi a Berlino.
Eseguì studi molto irregolari, poiché la sua vocazione era sempre al di là dei canonici studi accademici o non. Fu nell’indole un artista, molto attratto dalle profonde stratificazioni che fanno degli “artisti” i veri interpreti di una perfezione di Bellezzache rasenta l’infinito. Rilke ebbe come prima vocazione esistenziale, il desiderio di viaggiare, di conoscere nuovi orizzonti, vivere esperienze più intense, toccare dal vivo altre realtà, altre culture...poiché la sua vera natura non era votata alle armi, ma al senso dell’arte che era quello per il quale si sentiva attratto da una profonda e ineludibile vena interiore.
La sua sensibilità artistica lo portò a frequentare e a consolidare varie esperienze e amicizie. Si legò con un rapporto affettivo intenso a L. Andreas-Salome, molto più anziana di lui, in un sodalizio artistico e sentimentale che lo portò sempre più a sviluppare le sue doti intellettuali e artistiche in giro per il mondo.
La Toscana, più tardi, fu il suo deterrente migliore, allacciando amicizie e legami importanti. Ma poi anche la Russia fu deterrente per le sue incursioni artistico-letterarie delle cui esperienze fu molto attratto. Frequentò con entusiasmo il mondo dei suoi narratori, soprattutto di Tolstoj, del quale fu ospite con frequentazioni assidue. Si rivelò molto disponibile alle arti figurative, frequentò per due anni il villaggio artistico di Brema, sposando la scultrice Clara Westhoff. Dopo il matrimonio tentò di rientrare nei ranghi, fissando la sua residenza a Parigi e sospendendo per qualche tempo la sua vita randagia e disordinata, senza fissa dimora.
Purtroppo, sebbene avesse eletto Parigi come sua patria adottiva, non riuscì mai a frenare i suoi impulsi girovaghi di viaggiatore solitario.
Riprese le sue peregrinazioni in Europa, in Africa. Si fermò per qualche tempo a Roma, a Trieste, soggiornò per qualche tempo a Duino.
Successivamente richiamato in servizio dalla guerra, vi prestò servizio in una postazione di retrovia. Finito il conflitto si stabilì a Muzot nel Vallese.
Qui, vinto e sfinito dalla malattia che lo aveva colpito da tempo, passò i suoi anni più penosi inseguendo fantasmi, in uno stato di prostrazione fisica. Minato da leucemia, morì a soli 51 anni.
Durante i suoi numerosi soggiorni e i suoi viaggi aveva ampiamente mostrato di gradire le suggestive e significative vocazioni poetiche, l’attrazione per l’arte più in generale gli derivò più tardi. S’interessò di teatro e fu anche un narratore eccellente.
Molto apprezzato con opere come Am leben hin 1898; Die Letzite, 1902.
Le sue esperienze in teatro portarono come titoli: Ohne Gegenwart (1898)
La sua vita fu attratta dalla poesia che caratterizzò la sua musicalità e sensibilità in una tendenza romantica e malinconica. Le sue tematiche e i tratti peculiari del suo lirismo risentono del languore nostalgico di un neoromanticismo votato ad una struggente tonalità verso la vita che si dissolve, verso tutto ciò che passa e sfiorisce, s’immalinconisce e muore. Forse precursore inconsapevole della sua fine ebbe chiara la visione del suo addio terreno: da qui le note che lo vedono aedo della sua infausta trance de vie, avvenuta in età ancora giovanile, nella quale avrebbe voluto o potuto dare molto alla cultura del suo tempo.