L’Opera del vento, di Maura Del Serra
di Ninnj Di Stefano Busà
"L'opera del vento" di Maura Del Serra abbraccia un lavoro poetico che va dal 1965 al 2005 e sviluppa una ricerca stilistico-sperimentale liricamente risolta, un lavoro tensionale, uno scavo verso le sorgenti dell'intima e dogmatica presenza che è frequentazione e dono di soggetti e oggetti affini alla poetessa. Il volume raccoglie la vasta produzione della scrittrice-poeta che è anche drammaturga e saggista, in grado di dare il meglio di sé in ognuno di questi versanti.
Dotata di un eccellente patrimonio lessicale e di una splendida e sentenziosa penna, ci illustra e ci accompagna negli spazi siderali del suo iperuranio inconscio, del suo itinerario mitico-classicheggiante che rasenta la modernità, (appena un poco) e solo attraverso quello strumento che si riferisce alle fatiche meditative di un caleidoscopio cosmico, mai svuotato, mai impreparato o reprobo verso la -pietas- creaturale del mondo: un mondo fatto a immagine e somiglianza di un sistema riproduttivo di forme e nomi, volti, personaggi, interrogativi, enigmi, storia e ascendenze, allocuzioni ed emozioni, che indulgono alla vicenda di ciascuno e di tutti.
In questa poesia vi ho trovato un mondo di bellezza erudito, eppure sobrio, per antica saggezza e virtù della lingua: un linguismo moderno e asciutto, portato a dare il meglio di sé in approfondimenti di pensiero che sono l'uligine, il nutrimento terragno e l'humus umorale della poetessa, il suo farsi carne e sangue della stessa materia del mondo, il suo rifiuto ad un decadentismo ottocentesco, che ben opportunamente opta per un classico sentenzioso e asciutto, senza fronzoli, con la caparbietà di armonizzare il frutto dell'esperienza ad un senso evocativo della storia, dandogli una statura intellettuale e umana che rimanda alla poesia dei grandi e si traduce infine in pluralismo di assonanze, di metafore, di accenti particolarmente attrattivi e simbolicamente sviluppati attraverso una musicalità e un ritmo orchestrati verso l'alto.
Una gioiosità di fondo vi persiste, seppure ammaestrata e resa docile dal coinvolgimento di antifatti elettivi di rara perizia e certamente di elezione.
La poetessa è anche docente universitaria e sa portare alla luce i molti studi fatti su autori come Holderlin, Rilke, Dickinson, Pasternak, Eliot, etc. per giungere fino ai nostri: Saba, Luzi , Rebora.
Una studiosa immersa nella ragione del suo patrimonio strutturale denso di intellettualità evocativa, una lucida ed estrema interezza lessicale che si avvale di riferimenti metrico-sapienziali in una grazia di tecniche e di simboli trasfigurativi, di suggestioni sempre prossimi ad essere riscoperti, guadagnando in chiarezze e sovrapposizioni lessicale che la portano a superare la sua tendenza all'ermetismo in uno sviluppo tensionale ormai riconoscibile e apprezzabile, che vira verso altre forme espressive che completino la già riuscita e felice forma lirica e la proiettino verso dimensioni più vaste di purezza sillogica.
di Ninnj Di Stefano Busà
di Ninnj Di Stefano Busà
"L'opera del vento" di Maura Del Serra abbraccia un lavoro poetico che va dal 1965 al 2005 e sviluppa una ricerca stilistico-sperimentale liricamente risolta, un lavoro tensionale, uno scavo verso le sorgenti dell'intima e dogmatica presenza che è frequentazione e dono di soggetti e oggetti affini alla poetessa. Il volume raccoglie la vasta produzione della scrittrice-poeta che è anche drammaturga e saggista, in grado di dare il meglio di sé in ognuno di questi versanti.
Dotata di un eccellente patrimonio lessicale e di una splendida e sentenziosa penna, ci illustra e ci accompagna negli spazi siderali del suo iperuranio inconscio, del suo itinerario mitico-classicheggiante che rasenta la modernità, (appena un poco) e solo attraverso quello strumento che si riferisce alle fatiche meditative di un caleidoscopio cosmico, mai svuotato, mai impreparato o reprobo verso la -pietas- creaturale del mondo: un mondo fatto a immagine e somiglianza di un sistema riproduttivo di forme e nomi, volti, personaggi, interrogativi, enigmi, storia e ascendenze, allocuzioni ed emozioni, che indulgono alla vicenda di ciascuno e di tutti.
In questa poesia vi ho trovato un mondo di bellezza erudito, eppure sobrio, per antica saggezza e virtù della lingua: un linguismo moderno e asciutto, portato a dare il meglio di sé in approfondimenti di pensiero che sono l'uligine, il nutrimento terragno e l'humus umorale della poetessa, il suo farsi carne e sangue della stessa materia del mondo, il suo rifiuto ad un decadentismo ottocentesco, che ben opportunamente opta per un classico sentenzioso e asciutto, senza fronzoli, con la caparbietà di armonizzare il frutto dell'esperienza ad un senso evocativo della storia, dandogli una statura intellettuale e umana che rimanda alla poesia dei grandi e si traduce infine in pluralismo di assonanze, di metafore, di accenti particolarmente attrattivi e simbolicamente sviluppati attraverso una musicalità e un ritmo orchestrati verso l'alto.
Una gioiosità di fondo vi persiste, seppure ammaestrata e resa docile dal coinvolgimento di antifatti elettivi di rara perizia e certamente di elezione.
La poetessa è anche docente universitaria e sa portare alla luce i molti studi fatti su autori come Holderlin, Rilke, Dickinson, Pasternak, Eliot, etc. per giungere fino ai nostri: Saba, Luzi , Rebora.
Una studiosa immersa nella ragione del suo patrimonio strutturale denso di intellettualità evocativa, una lucida ed estrema interezza lessicale che si avvale di riferimenti metrico-sapienziali in una grazia di tecniche e di simboli trasfigurativi, di suggestioni sempre prossimi ad essere riscoperti, guadagnando in chiarezze e sovrapposizioni lessicale che la portano a superare la sua tendenza all'ermetismo in uno sviluppo tensionale ormai riconoscibile e apprezzabile, che vira verso altre forme espressive che completino la già riuscita e felice forma lirica e la proiettino verso dimensioni più vaste di purezza sillogica.
di Ninnj Di Stefano Busà