Intervista di UlisseLand periodico di informazione online a Ninnj Di Stefano
Per ora non si delineano fattori di ripresa o di crescita. La situazione è di stallo.
Vi sono miei interventi su Facebook.
Essere italiano in questo periodo storico vuol dire “arretratezza strutturale, formale, e di pensiero: lo schema è piuttosto piatto, non si notano scatti d’ala, le aspettative strutturali di quest’ultima pletora di burocrati e tecnocrati per realizzare un qualche accorgimento che regoli il meccanismo inceppato, sono state del tutto deludenti. Troppo e per troppo tempo, abbiamo sottovalutato le inadempienze, le incongruenze, la burocrazia, l’inefficienza del sistem “Italia”. Abbiamo perso il treno. Per il momento siamo fermi sul binario in attesa che ne passi un altro, questa volta, badando bene di non perderlo, perché sarebbe la fine.
Restare al palo per un popolo di creatori, estrosi, fantasiosi cultori (del fai da te) è certo umiliante, ma sapremo cavarcene fuori. La verità è che andrebbero fatte le RIFORME e quando si dice RIFORME, non si parla di rattoppi, finte manfrine, di piccolissime mosse per dare contentini ai poveri gonzi, far vedere lucciole per lanterne: gli italiani non sono più allocchi, capiscono bene che questi ultimi sono ancora peggio e più impreparati dei precedenti, inadatti da tutti i punti di vista…maestrini allo sbaraglio, non idonei al gravoso compito di riformare il Paese. L’Italia è al palo da troppo tempo, non c’è crescita, sviluppo, forza lavoro: le fabbriche chiudono i battenti, non si affrontano i problemi dal lato strutturale, non si aggiustano le situazioni, non si effettuano tagli equi, solo arrangiamenti che toccano le tasche dei poveri cristi già messi a dura prova da tassazioni da strozzini, sempre gli stessi a pagare, in barba ai miliardari che hanno patrimoi ingenti e godono anche dello “scudo fiscale”. Come dire: invitiamo Dracula a fare da crocerossina. Ci berrà tutto il sangue, ci svenerà, senza concludere niente. Perché le cose non si aggiusteranno, svendendo i figli e i cimeli di famiglia, si può solo sopravvivere per un po’ -nient’altro -. E ogni buon padre di famiglia lo sa, i nostri Governanti dovrebbero essere i nostri padri (?), coloro che devono fare i nostri interessi. C’è da ridere fino a levarsi la pelle… C’è da chiedersi, ne hanno consapevolezza costoro? in un momento così drammatico, in cui ne va di mezzo l’esistenza dell’Italia, la sopravvivenza di un popolo, sapranno i ns. eroi materializzati dal nulla, carenti di esperienza farci uscire dalla morte civile che ci ha schiacciati?
L’orgoglio di essere italiani ormai è sotto i piedi, siamo additati come un popolo di mentecatti, di buonisti ad oltranza, di succubi. La parte migliore di noi ci dice di non arrenderci, ma sarà sufficiente dire no e basta? ma poi a chi lo gridi? nessuno ci crede più, a chi rivolgi il tuo NO, all’Europa sorda e muta? ai Magnati del petrolio che hanno fatto arrivare i costi del petrolio alle stelle, e i ns. governanti ne hanno approfittato per tassarci con altre accise impossibili…
Fin’ora ogni governo ha fatto la sua strage, il suo danno irrimediabile.
Saprà questo Governo provvisorio, fatto ad hoc per la circostanza, venuto dal nulla (alieno alla politica ufficiosa e arrogante, nutrita a livelli delinquenziali ad una greppia di corrutela e da fiumi di denari pubblico, complice di una casta disonorata e corrotta (molti deputati inquisiti o finiti nelle maglie della giustizia), scendere dai Monti (si fa per dire) al mare e programmare un capovolgimento di situazioni ataviche, di immobilismi secolari, di veti incrociati, di congreche cronicizzate, di malavita, di corruzione, di malagiustizia? Il mio giudizio complessivo è piuttosto scoraggiante, ed è un NO su tutta la linea.
Molte, troppe cose deludono di questa Italia indolente, pasticciona, inerte, arretrata, fatalista (ha sempre creduto che i problemi li risolvano gli altri? o peggio si risolvano da soli?).
Essere Italiani oggi non è un vanto.
Ma ci tocca sperare! sperare! la speranza non muore, si piega, ma non si spezza, Traduciamo, dunque il pessimismo in moderato ottimismo, guardiamo al bicchiere mezzo pieno, anziché a quello mezzo vuoto. E che Dio ci aiuti, ce la mandi buona.
L’uomo poco prima di sprofondare ha sempre fatto un passo indietro per non inabissarsi. …Staremo a vedere…
Noi italiani abbiamo troppe colpe, forse anche quella di non esserci resi conto in tempo in quali acque annegavamo. Ora siamo agli sgoccioli, il tempo ci è nemico, corriamo sul filo di lana…
Ma siamo vivi e il ns. è un paese meraviglioso invidiato da tutti, (disprezzato, magari, dai più che non hanno le nostre stesse qualità, fantasie, bellezze…). Siamo un popolo grandemente solidale, tollerante e generoso e su queste formule dobbiamo riappropriarci della ns, vera identità, della ns. sovranità, rifarci il buon nome sbiadito e tirare innanzi, ancora una volta, come se fossimo usciti da un’altra grande guerra, questa volta quella economico-finanziaria- fatta di Bpt. di Bond, di Spread, una finanza in mano ai magnati, alle banche, ai grandi speculatori, ai poteri occulti.
In quanto a consigli ne avrei tanti, una delle ricette possibili è quella di rimboccarsi le maniche, non essere schizzinosi coi lavori più umili e comuni, amare la terra e i suoi derivati (quindi un ritorno magari parziale a coltivare la terra degli antenati., per non farci sovraffollare il territorio da una pletora sempre più ingente di immigrati, che aggiungono la loro miseria alla nostra, portando i loro guadagni fuori dall’Italia, alle famiglie lontane. E questo decentramento di capitali e un decentramento e squilibrio per tutto il sistema Italia che si avvale di mano d’opera straniera, perché non si vuole sporcare le mani con lavori pesanti che ritiene umilianti. Ma i tempi sono finiti, le vacche sono state munte a tal punto da non avere più le mammelle. A buon intenditore!…”
Per ora non si delineano fattori di ripresa o di crescita. La situazione è di stallo.
Vi sono miei interventi su Facebook.
Essere italiano in questo periodo storico vuol dire “arretratezza strutturale, formale, e di pensiero: lo schema è piuttosto piatto, non si notano scatti d’ala, le aspettative strutturali di quest’ultima pletora di burocrati e tecnocrati per realizzare un qualche accorgimento che regoli il meccanismo inceppato, sono state del tutto deludenti. Troppo e per troppo tempo, abbiamo sottovalutato le inadempienze, le incongruenze, la burocrazia, l’inefficienza del sistem “Italia”. Abbiamo perso il treno. Per il momento siamo fermi sul binario in attesa che ne passi un altro, questa volta, badando bene di non perderlo, perché sarebbe la fine.
Restare al palo per un popolo di creatori, estrosi, fantasiosi cultori (del fai da te) è certo umiliante, ma sapremo cavarcene fuori. La verità è che andrebbero fatte le RIFORME e quando si dice RIFORME, non si parla di rattoppi, finte manfrine, di piccolissime mosse per dare contentini ai poveri gonzi, far vedere lucciole per lanterne: gli italiani non sono più allocchi, capiscono bene che questi ultimi sono ancora peggio e più impreparati dei precedenti, inadatti da tutti i punti di vista…maestrini allo sbaraglio, non idonei al gravoso compito di riformare il Paese. L’Italia è al palo da troppo tempo, non c’è crescita, sviluppo, forza lavoro: le fabbriche chiudono i battenti, non si affrontano i problemi dal lato strutturale, non si aggiustano le situazioni, non si effettuano tagli equi, solo arrangiamenti che toccano le tasche dei poveri cristi già messi a dura prova da tassazioni da strozzini, sempre gli stessi a pagare, in barba ai miliardari che hanno patrimoi ingenti e godono anche dello “scudo fiscale”. Come dire: invitiamo Dracula a fare da crocerossina. Ci berrà tutto il sangue, ci svenerà, senza concludere niente. Perché le cose non si aggiusteranno, svendendo i figli e i cimeli di famiglia, si può solo sopravvivere per un po’ -nient’altro -. E ogni buon padre di famiglia lo sa, i nostri Governanti dovrebbero essere i nostri padri (?), coloro che devono fare i nostri interessi. C’è da ridere fino a levarsi la pelle… C’è da chiedersi, ne hanno consapevolezza costoro? in un momento così drammatico, in cui ne va di mezzo l’esistenza dell’Italia, la sopravvivenza di un popolo, sapranno i ns. eroi materializzati dal nulla, carenti di esperienza farci uscire dalla morte civile che ci ha schiacciati?
L’orgoglio di essere italiani ormai è sotto i piedi, siamo additati come un popolo di mentecatti, di buonisti ad oltranza, di succubi. La parte migliore di noi ci dice di non arrenderci, ma sarà sufficiente dire no e basta? ma poi a chi lo gridi? nessuno ci crede più, a chi rivolgi il tuo NO, all’Europa sorda e muta? ai Magnati del petrolio che hanno fatto arrivare i costi del petrolio alle stelle, e i ns. governanti ne hanno approfittato per tassarci con altre accise impossibili…
Fin’ora ogni governo ha fatto la sua strage, il suo danno irrimediabile.
Saprà questo Governo provvisorio, fatto ad hoc per la circostanza, venuto dal nulla (alieno alla politica ufficiosa e arrogante, nutrita a livelli delinquenziali ad una greppia di corrutela e da fiumi di denari pubblico, complice di una casta disonorata e corrotta (molti deputati inquisiti o finiti nelle maglie della giustizia), scendere dai Monti (si fa per dire) al mare e programmare un capovolgimento di situazioni ataviche, di immobilismi secolari, di veti incrociati, di congreche cronicizzate, di malavita, di corruzione, di malagiustizia? Il mio giudizio complessivo è piuttosto scoraggiante, ed è un NO su tutta la linea.
Molte, troppe cose deludono di questa Italia indolente, pasticciona, inerte, arretrata, fatalista (ha sempre creduto che i problemi li risolvano gli altri? o peggio si risolvano da soli?).
Essere Italiani oggi non è un vanto.
Ma ci tocca sperare! sperare! la speranza non muore, si piega, ma non si spezza, Traduciamo, dunque il pessimismo in moderato ottimismo, guardiamo al bicchiere mezzo pieno, anziché a quello mezzo vuoto. E che Dio ci aiuti, ce la mandi buona.
L’uomo poco prima di sprofondare ha sempre fatto un passo indietro per non inabissarsi. …Staremo a vedere…
Noi italiani abbiamo troppe colpe, forse anche quella di non esserci resi conto in tempo in quali acque annegavamo. Ora siamo agli sgoccioli, il tempo ci è nemico, corriamo sul filo di lana…
Ma siamo vivi e il ns. è un paese meraviglioso invidiato da tutti, (disprezzato, magari, dai più che non hanno le nostre stesse qualità, fantasie, bellezze…). Siamo un popolo grandemente solidale, tollerante e generoso e su queste formule dobbiamo riappropriarci della ns, vera identità, della ns. sovranità, rifarci il buon nome sbiadito e tirare innanzi, ancora una volta, come se fossimo usciti da un’altra grande guerra, questa volta quella economico-finanziaria- fatta di Bpt. di Bond, di Spread, una finanza in mano ai magnati, alle banche, ai grandi speculatori, ai poteri occulti.
In quanto a consigli ne avrei tanti, una delle ricette possibili è quella di rimboccarsi le maniche, non essere schizzinosi coi lavori più umili e comuni, amare la terra e i suoi derivati (quindi un ritorno magari parziale a coltivare la terra degli antenati., per non farci sovraffollare il territorio da una pletora sempre più ingente di immigrati, che aggiungono la loro miseria alla nostra, portando i loro guadagni fuori dall’Italia, alle famiglie lontane. E questo decentramento di capitali e un decentramento e squilibrio per tutto il sistema Italia che si avvale di mano d’opera straniera, perché non si vuole sporcare le mani con lavori pesanti che ritiene umilianti. Ma i tempi sono finiti, le vacche sono state munte a tal punto da non avere più le mammelle. A buon intenditore!…”